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Fotografia: descrizione, interpretazione o mistificazione della realtà?

Le immagini fotografiche sono sempre oggettive? I fatti rappresentati da una foto sono accaduti come li vediamo o si è di fronte ad una interpretazione della realtà? Una fotografia può mentire? Una breve riflessione sul rapporto tra soggettivo ed oggettivo nell’immagine fotografica, suscitata da alcuni commenti ad una delle immagini insignite dal Pulitzer 2016.

 

Una riflessione tra fotografia e realtà: l’antefatto

Poche settimane prima di questo articolo, sono stati assegnati i premi Pulitzer 2016. tra le immagini premiate per la categoria Breaking news photography, ne troviamo una del fotografo Laszlo Balogh, dello staff Reuters, che vi mostro di seguito … ma prima di andare avanti nella lettura, dopo averla vista, vi chiedo di fermarvi ad interpretarla.

 

Hungarian policemen stand over a family of immigrants who threw themselves onto the track before they were detained at a railway station in the town of Bicske, Hungary (Laszlo Balogh, Thomson Reuters - September 3, 2015).

 

Per leggere l’immagine, potete porvi qualche domanda, tipo:

cosa sta accadendo nella scena?

Quali sentimenti suscita?

Che ruolo hanno i personaggi ripresi?

 

Bene, adesso che avete una vostra idea vi mostro la didascalia “ufficiale” dell’immagine:

Hungarian policemen stand over a family of immigrants who threw themselves onto the track before they were detained at a railway station in the town of Bicske, Hungary (Laszlo Balogh, Thomson Reuters – September 3, 2015).  

Suppongo che la didascalia corrisponda all’interpretazione che il fotografo ha fatto del suo scatto, ciò che egli ha visto e vuole raccontare. Immagine e didascalia sono concordanti e non sembra che ci sia spazio ad altre interpretazioni. Eppure… vediamo cosa è successo!

 

Una riflessione tra fotografia e realtà: il fatto

Pochi giorni dopo l’assegnazione del premio, un noto quotidiano Nazionale (Il Giornale) ha diffuso un video  (in realtà noto da tempo) che mostra tutta la scena immortalata nello scatto. Nel video (visibile qui) si vede che l’uomo prende con forza la moglie, che tiene in braccio il bimbo, e la porta a stendersi con lui sui binari; lei non sembra gradire e la polizia interviene per prendere l’uomo e rialzare la donna.

Il video è stato prontamente commentato definendo la foto come una bufala:

“La fotografia di Balogh è stata scattata in Ungheria e ritrae un immigrato che sembra proteggere la moglie e il figlio dalla violenza dei poliziotti che brandiscono i manganelli. Nello scatto l’uomo sembra, appunto, abbracciare la donna che, stesa sui binari di una stazione di confine, piange, urla e protegge a sua volta il neonato che ha tra le braccia. L’azione è concitata e chiunque, guardando la fotografia, ha provato pietà per quella famiglia “vessata” dalla polizia ungherese che impedisce loro di andare avanti. La verità, però, è un’altra”.

 

Ma attenzione: la didascalia che ho riportato non dice niente di tutto questo! E lo stesso autore della foto, riporta nel suo articolo (qui) questa descrizione:

A dramatic video shows a crying Syrian mother with a child in her hands being pushed back by her husband on the rail tracks in protest of police stopping the train with desperate asylum seekers trying to reach Western Europe via Hungary.
The heart breaking scene was caught on video as a train full of asylum seekers bound for the Austrian border was stopped by authorities in the Hungarian town of Bicske on Thursday.

The migrants reportedly started to bang on the train windows, shouting “No camp, no camp,” protesting their dispatch to a migrant reception center.

The video from the scene shows a Syrian refugee woman holding her child while standing by a train car.

She is crying and pleading to police trying to explain that she cannot return home because of the conflict in her country.

Her husband, apparently overwhelmed with emotions, suddenly grabs her and the child pushing the two down on the rail tracks. He hugs her and starts shouting as police wrestle them apart, handcuffing the man.

The protesting refugees were arrested, while dozens of asylum seekers from the train have fled, according to Reuters.

 

Quindi? Cosa è successo? Ricapitolando:

  1. un fatto viene raccontato ed una foto viene scelta come sintesi del fatto stesso;
  2. la foto viene contrassegnata da una didascalia che indica una chiave di lettura, toglie ambiguità alla foto,
  3. qualcuno legge la foto dandole una interpretazione diversa, partendo da un proprio pensiero non solo sui fatti narrati ma su coloro che li narrano, una sorta di precompressione che indirizza (se inconsciamente o maliziosamente non ci è dato saperlo…);
  4. su questa nuova interpretazione viene costruito un pensiero critico sulla foto stessa, in questo caso non solo soggettivo ma addirittura falso, accusando ingiustamente il fotografo di aver realizzato una bufala (mentre la vera bufala era l’articolo che sosteneva ciò).

 

Fotografia, oggettività e soggettività, narrazione ed interpretazione

In un altro articolo, ho evidenziato il carattere di ambiguità della fotografia, legato ad aspetti diversi:

  • lo sguardo del fotografo, che, avendo una sua pre-comprensione del soggetto e della sua storia, tenderà di fatto a realizzare una propria versione dei fatti;
  • lo sguardo dell’osservatore che, a sua volta, in assenza di didascalie, tenderà a dare un senso all’immagine in base ad una propria pre-comprensione della realtà (che in certi casi, come abbiamo visto, diviene un vero e proprio pregiudizio);
  • la tendenza a proiettare sull’immagine emozioni e significati che essa suscita ma che in realtà appartengono più all’osservatore che al soggetto.

Non credo che questa apertura all’interpretazione, propria di ogni espressione artistica, sia negativa in sé: l’interpretazione soggettiva rende l’immagine più ricca ed il dialogo tra fotografo-soggetto-osservatore più intenso. Tuttavia credo che questo non debba e non possa mai sfociare nell’interpretazione maliziosa che piega l’immagine ai propri fini, manipolando, se non peggio travisando, la realtà.

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Mi chiamo Cristiano Marini e su questo blog pubblico le mie fotografie ed i miei articoli su fotografia, formazione, educazione ed inclusione sociale. Se vuoi, puoi comunicare con me attraverso la sezione Contatti o sui social.